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È tardi per la sigla? la metto lo stesso. sigla: andate pure a comprarvi delle casse nuove, vi aspetto. ci siete? bon. insomma, io ero uscito dal primo jurassic world con poche certezze: 1- il popolo aveva gradito le scene grosse e le lotte fra dinosauri giganti; 2- il popolo non aveva gradito le svolte troppo sci-fi (il dino-ibrido, i raptor addomesticati); 3- il popolo non aveva gradito l’eccesso di maccosa; 4- il popolo aveva gradito il valore aggiunto del recuperare il vecchio tema di john williams ma evidentemente non avevo capito io un cazzo, perché questo sequel sceglie di: 1- fare tutto più piccolo; 2- buttarsi sulla sci-fi pura e proporci un dino-ibrido ancora più insulso; 3- moltiplicare i maccosa a livelli esponenziali; 4- accennare al tema di john williams il meno possibile. inoltre sono 25 anni che ad ogni capitolo ci stuzzicano con l’idea dei dinosauri che scappano dal parco e sbarcano in città, ma no, non succede neanche a questo turno. non si può stroncare un film per quello che chiaramente non vuole essere, ma è giusto mettere in guardia per evitare equivoci su quello che si credeva potesse essere: jurassic world 2 , sicuramente a seguito di sondaggi molto più precisi dei miei, è stato scritto con in mente il livello di pretese e di sospensione dell’incredulità dello spettatore medio delle winx. detto questo. fingendo che un sequel *cough cough* (scusate) fingendo che un sequel che punta al ribasso (minaccia più piccola, location più contenuta) abbia davvero senso, e tralasciando per ora il discorso sul target e i suoi effetti sulla mostruosa pigrizia di storytelling, jurassic world 2 non manca di buoni spunti. ad esempio: finalmente ci leviamo dalle palle quelli che “erano meglio gli effetti speciali nell’originale di spielberg”, tranne ovviamente quelli che continueranno imperterriti a confondere effetti speciali con regia o simpatia. siccome pare che per legge ogni jurassic film debba ripetere la scena dei protagonisti che scappano in prato aperto affiancati da dinosauri in fuga, almeno fa piacere vedere che finalmente la padroneggiano un minimo e riescono a far sfilare tanti dini diversi tutti insieme con panoramiche ad ampio respiro, facendoli sbattere di qua e di là senza che sembrino un mucchio di pixel accuratamente posizionati attorno ai protagonisti, dando finalmente un effetto di fuga di massa dallo zoo caotico e divertente. e ci sono diverse situazioni per vedere dinosauri fare la qualsiasi, da lontano e da vicinissimo senza timore di approssimazione, con sapiente mix fra cgi e animatronics. sono grandi, medi e piccoli, sono buffi e/o minacciosi, c’è il triceratopo, lo stegosauro, gli pterodattili, i carnotauri, gli anchilosauri, quegli altri cosi piccoli con la testa dura, sono dettagliati, sono aggressivi, violenti, teneri, impacciati e, tranne quell’ora di film in cui sono insalamati in container sono il motivo per cui hai speso i soldi del biglietto e forse gli unici a meritarseli. poi: impelagarsi in una specie di versione blumhouse di jurassic park costringe ad uscirsene con un campionario di situazioni e trovatine alcune delle quali potenzialmente interessanti – vedi la scena con i due protagonisti incastrati nel container del t-rex che dorme, o la trovata di gestire l’indoraptor (sembra il nome di una sorpresa dei sacchetti di patatine) come se fosse tipo il killer di uno slasher. ma in realtà è tutto moscio: gli spunti horror sono tutti accennati e poi girati nel modo più morbido e timido possibile, roba che anche il capitolo precedente a confronto pare venerdì 13 . e anche quando sembra infilarsi volontariamente in momenti ad alta tensione, trova sempre il modo di smorzarla con l’esecuzione. tutto questo senza fare molto altro: non ci sono più le (pur goffe) metafore del capitolo precedente; i protagonisti sono corpi che scappano e che, dopo un prologo all’avventura che ci ricorda come li avevamo lasciati, non hanno uno sviluppo che sia uno; intorno a loro ci sono solo macchiette, l’unica funzionante delle quali è il cacciatore affidato all’intramontabile ted levine , che se la biascica in un modo tutto suo e almeno non sembra lo stampino del luogo comune. un altro famoso ibrido (fra un t-rex e gli orsetti di gelatina) capitolo maccosa. quando sono in funzione di una scena spettacolare io ci posso stare, tipo chris pratt che viene avvolto dai fumi di un vulcano in eruzione e, invece che uscirne ustionato sciolto tipo emil in robocop , rimane completamente incolume. quando sempre chris pratt semi-paralizzato viene costretto a fare un numero di breakdance stile jim carrey dei poveri per evitare una colata di lava… uff, ho schiaffeggiato quello di fianco a me che rideva, ma ok. È un film per bambini, anche se quello di fianco a me aveva 46 anni, e per i bambini ci sta. ma in generale tanta gente fa cose senza motivo, c’è da mettersi il cuore in pace fin da subito. entrare alla leggera nella gabbia di un dinosauro credendo che dorma e invece era sveglio? ovvio, che domande, è il minimo. ma quando il cattivo confessa una svolta di trama a caso puramente perché non si è riusciti a infilarla da nessun’altra parte, buttandola lì con nonchalance solo per ottenere qualche reazione basita ma senza che nessuno si fermi realmente ad approfondire, ed è una roba che sembra uscire dal film sbagliato e che distrarrebbe dalle premesse del franchise portandolo là dove 1) non ha bisogno di andare e 2) tanti altri hanno già affrontato la questione allo sfinimento… beh (apprezzate come ci giro intorno senza rivelare di cosa si tratti anche se si meriterebbero di essere sputtanati), lì onestamente mi inalbero perché sei un mediocre. loro ci sono tutti, anche piedino jurassic world – il regno distrutto è un film che parte di inerzia grosso e già visto e poi, pur di sterzare su qualcosa che risulti vagamente fresco, si adagia su una situazione meno interessante. È un po’ come se a suo tempo il godzilla di emmerich fosse stato diviso in una trilogia e il secondo film fosse tutto sulla scena con i figli di godzilla dentro al madison square garden. bayona pare ben più avvezzo di trevorrow a gestire le scene spettacolari, mantiene il ritmo bello alto e infila una manciata di momenti efficaci, ma il resto è realizzato con eccessiva cautela, con convinzione altalenante e una sciatteria di scrittura che intristisce. alla fine ci promettono di nuovo i dinosauri in città: se per qualsiasi motivo non lo fanno neanche stavolta, m’incazzo come un tirannosauro. ma con l’aria che tira, se nel prossimo capitolo il raptor addestrato blue impara a dire “ti voglio bene” non mi stupisco. dvd-quote: “steven spielberg si sta rigirando nella tomba” nanni cobretti, i400calci.com >> imdb | trailer denver duetta con i white stripes p.s.: avevo quasi finito di scrivere il pezzo quando ieri mattina vedo nascere una polemica su una presunta censura applicata alla versione italiana del film. vi chiarisco la situazione subitissimo. ho letto in giro certe reazioni che sembrava che avessero preso saw e l’avessero trasformato nella sirenetta: erano ovviamente esagerate. poi ho scoperto le scene incriminate: a parole (un braccio staccato, un corpo smembrato, una capra ingoiata) sembrano molto violenti. ma io ho visto il film a londra (addirittura in 3d): quelle scene c’erano, e si tratta di inquadrature di pochissimi secondi spesso fatte di sbieco o da lontano, che non mostrano mezza gocciolina di sangue che sia una e non arrivano nemmeno a darti la sensazione del “momento horror”. avete presente la povera disgraziata divorata dal mosasauro nel capitolo precedente? stiamo parlando di scene persino più timide di quella. insomma: ammesso che per qualche motivo sia successo davvero non vi state perdendo niente, e i giudizi che avete letto in giro non cambiano di una virgola. i più ribelli e spericolati di voi, se ci tengono e non hanno paura della legge, possono scaricarsi un cam americano e controllare di persona. p.s.2: ho trovato un articolo in cui dicono “no ok è vero, abbiamo messo un dinosauro ibrido inventato anche stavolta, ma nel prossimo film non lo mettiamo! giuro, nel prossimo non c’è. parola di stegodattilo”. l’originale rimane insuperabile tags: blue , bryce dallas howard , chris pratt , colin trevorrow , dalbert , emil di robocop , farsi insalamare in un container , j.a. bayona , jurassic park , jurassic world , jurassic world - fallen kingdom , jurassic world - il regno distrutto , rafe spall , santon , ted levine , toby jones , vinnie jones 35 commenti winchester: quando la regia fa cilecca recensioni | 08/06/2018 | di cicciolina wertmüller | 12 commenti dalla storia vera della casa posseduta più figa del mondo. » 20.000 leghe sotto la soglia di tolleranza: la recensione di black water recensioni | 06/06/2018 | di toshiro gifuni | 16 commenti black water è il film che guardi solo se hai perso una scommessa e non sei riuscito a recitare a memoria i titoli corretti dell’intera serie di universal soldier. » non aprite quella roulotte: la rece di the strangers: prey at night recensioni | 04/06/2018 | di stanlio kubrick | 15 commenti dove stanlio kubrick, con una mossa originalissima e mai vista prima, fa un tuffo negli anni ottanta » white trash vs zombie: dead shack recensioni | 01/06/2018 | di quantum tarantino | 8 commenti una famiglia di scemi contro una famiglia di zombie: il risultato non è scontato! » twenty-twenty-24 hours to live recensioni | 30/05/2018 | di george rohmer | 10 commenti la nuova onda di registi provenienti dagli stunt si infrange contro il nuovo muro di sceneggiatori provenienti dalla cacca. » guida alla proiezione di un nuovo film di guerre stellari: solo o come comportarsi in società recensioni | 28/05/2018 | di jackie lang | 65 commenti in cui ci fermiamo per capire un attimo cosa fare con questi film » lo chiamavano kamen rider: la recensione di psychokinesis recensioni | 25/05/2018 | di toshiro gifuni | 17 commenti la ricetta per un buon psychokinesis: adagiare due etti e mezzo di commedia croccante su un letto di lo chiamavano jeeg robot e train to busan senza zombie, aggiungere facce buffe q.b. » tim cook vs. blade runner: anon recensioni | 23/05/2018 | di stanlio kubrick | 16 commenti andrew niccol ha unamissione: chiedere scusa per in time e dimostrare che gattaca non è stato un incidente. » la recensione di deadpool 2: duedpool recensioni | 21/05/2018 | di quantum tarantino | 65 commenti se non è rotto non aggiustarlo (mettici giusto un 2 dopo il titolo così si capsice che è un altro film). » « articoli precedenti in evidenza il regno distrutto: la recensione di jurassic world – il regno distrutto la recensione di deadpool 2: duedpool l’ultimo eroe da combattimento: intervista a scott adkins i 400 calci: il libro, i fumetti, gli appuntamenti blog compiti della vacanze: ho visto jean-claude van johnson 27/12/2017 | di jackie lang le campagne di raccolta fondi che contano: dredd – la legge sono io 12/12/2017 | di jackie lang perchè non possiamo avere una nostra asylum spiegato tramite the broken key 21/11/2017 | di jackie lang sono un miliardario semplice: mi piacciono le arti marziali, mi faccio un film. 14/11/2017 | di quantum tarantino ve lo ricordate che shin godzilla è al cinema? 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